Il Bruscello di Piazze
Non è possibile ricostruire le origini del Bruscello a Piazze. Alcune testimonianze ricordano le rappresentazioni degli anni ’20 del Novecento nella vecchia piazza del paese, gremita di contadini-attori in costumi di scena, musicisti e pubblico, per la gran parte provenienti dalle campagne circostanti. Nel corso degli anni la comunità di Piazze, seppur con alcune interruzioni, ha continuato la tradizione popolare del Bruscello, costituendo uno specifico comitato cittadino che nel tempo ha prodotto: Turno e Enea (1934) e dopo una lunga interruzione negli anni della seconda guerra, Giulio Assassino (1947), Turno Enea (1948) e Guglielmo Tell (1950) con cui si conclude la fase storica. Negli anni cinquanta e sessanta, infatti, si registra una significativa scomparsa del Bruscello, ripreso soltanto nel 1973 con Re Saul, Giuseppe Ebreo (1974), Giuditta e Oloferne (1975). Gli ultimi Bruscelli sono stati scritti e diretti da Italo Ventosi che ha proposto una rilettura non soltanto di argomenti epico-biblici quanto la drammatizzazione di storie e leggende locali tra cui La Ballata di Carbonetti cantata a Piazze negli anni ’90 del secolo scorso.
Il Bruscello è una forma di teatro popolare molto vivo nelle campagne toscane fino agli anni cinquanta del novecento, quando per profonde trasformazioni economiche e sociali si registrò il progressivo spopolamento dei poderi mezzadrili e una conseguente interruzione delle loro tradizioni millenarie. Dall’Ottocento agli anni ’50 del Novecento, le ricerche storico-etnografiche e le testimonianze documentano l’esistenza del Bruscello con numerose varianti contenutistiche ed espressive in un’ampia area geografica della provincia di Siena: Monte Amiata, Val d’Orcia, Val di Chiana e Monte Cetona. In tutte queste zone, il Bruscello ha assunto nel tempo specifiche forme che, seppur classificate nel filone epico, si distinguono per la scelta degli argomenti spesso tratti da poemi epico-cavallereschi, da storie bibliche, dall’agiografia, oppure da leggende tra cui frequentemente compare la storia di Pia de’ Tolomei.
Il Bruscello di Piazze condivide con questa tradizione la drammatizzazione di argomenti epici con una particolare preferenza per i temi biblici e se ne differenzia per alcuni aspetti della melodia e dell’accompagnamento musicale.
In passato, infatti, a Piazze la melodia del canto era unica e ripetitiva per tutti i personaggi e prevedeva l’accompagnamento musicale soltanto come intermezzo tra le strofe o come introduzione ai cori. L’inserimento strumentale era necessario per uniformare la tonalità del canto ed evitare che i bruscellanti intonassero le rispettive parti in modo diverso.
Negli anni settanta è documentata la tromba, dal 1990 la pianola, mentre per i precedenti Bruscelli non abbiamo testimonianze che possano attestare la sicura presenza di un organetto o di una fisarmonica, strumenti molto comuni in Val di Chiana.
Da fonti della seconda metà dell’Ottocento, sappiamo che i luoghi di rappresentazione del Bruscello in Toscana potevano essere le aie mezzadrili, le piazze o i sagrati delle chiese e che generalmente si cantava nel periodo di mezzaquaresima o in occasione di fiere o feste padronali.Le recenti testimonianze di Piazze riferiscono che il Bruscello prevedeva la partecipazione di numerosi attori e si svolgeva in agosto nelle piazze del paese. La presenza di bruscellanti donne si registra a Piazze dagli anni settanta. Nelle precedenti rappresentazioni, come da tradizione, tutti i ruoli erano assegnati soltanto ad uomini.